Buongiorno
Desidero rivolgere il caldo Benvenuto del Gruppo al Presidente sezionale Emiliano Invernizzi, al Consiglio, al Sindaco di Paderno d'Adda Gianpaolo Torchio e a quello di Robbiate Marco Magni, al rappresentante dei Carabinieri in congedo, ai Gruppi intervenuti e a voi tutti che avete voluto festeggiare con noi questo traguardo di tappa.
Sessant’anni. Era il 10 ottobre 1965 quando il Gruppo di Paderno d’Adda ebbe il suo battesimo ufficiale. Voglio citare la velina ad uso stampa redatta per l’occasione: «Una purissima gemma è nata a Paderno d’Adda all’insegna della penna nera: il bianco delle nevi eterne, il rosso del sacrificio e il verde della speranza, come le nappine che distinguono i quadrati battaglioni alpini d’Italia, le famosissime truppe scelte che portano nel cuore solo amore, altruismo e fede. Sarà, come tutti i Gruppi Alpini un centro incorruttibile di amor patrio, di tradizione cristiana e di culto dei valori umani e sociali più genuini». Vi si può riconoscere la penna del Capitano Cesare Ponzoni, tra i liberatori di Bologna nel 1945 con la Divisione italiana Garibaldi, che sostenne i primi passi del Gruppo stringendo attorno agli otto giovani fondatori freschi di naia quanti in paese avevano svolto il servizio militare nelle truppe alpine.
Ci troviamo qui, davanti al Monumento degli Alpini, ora dedicato ai Caduti di tutti i campi di battaglia e di tutte le guerre, che sorge come una sentinella sulla vallata dell'Adda e rappresenta un monito alla memoria, rievocando la frase incisa all'ingresso del campo di concentramento di Dachau: "Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo".
Fu la prima idea di quei giovani Alpini e di quei reduci della Russia, della Grecia e dell'Albania: rendere viva quella testimonianza, non lasciare che la lima del tempo cancellasse l'insegnamento della storia. Infatti, come motto avevano scelto "Eternare nei vivi le virtù dei morti", passare da una generazione all'altra lo zaino con i valori, incarnarli, esserne vivente dimostrazione.
Quel filo verde del "fare memoria" ha attraversato questi sessant'anni, passando da un cappello all'altro, intrecciandosi alle vite di tante famiglie e alla vita stessa del paese. Tenendosi a quel filo, come in un'ideale cordata hanno lavorato fianco a fianco giovani e anziani, padri e figli, coinvolgendo madri, mogli e fidanzate nelle attività di Gruppo. Legandosi a quel filo gli alpini e gli amici degli alpini di Paderno hanno abbellito questa chiesina, hanno costruito questo monumento, hanno "adottato" questo tratto di sponda boschiva dell'Adda per curarne la pulizia e la bonifica, hanno edificato la loro sede, si sono prodigati per la "piccola patria", memori degli insegnamenti dei vecchi alpini.
Giunti al compimento di questi sessant'anni, come è giusto, abbiamo guardato indietro, come quando si sale in montagna e si sosta per osservare il cammino già percorso. Ma la salita continua, ardua, difficoltosa - la sospensione della leva ci ha tolto molte nuove forze – eppure, guardiamo fiduciosi alla strada ancora da compiere, facendo nostri i versi del tenente alpino Piero Jahier, poeta fiorentino che partecipò alla Grande Guerra: "Uno per uno / bastone alla mano / e alla salita cantiamo // (…) se chiedi l'amore pronto a patire: / son io, l'alpino, rispondiamo / e all'adunata corriamo".
Viva gli Alpini! Viva l'Italia!
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