(articolo pubblicato dal Gruppo di Paderno d'Adda sul n. 2/2020 Anno 67 del trimestrale sezionale ”Penna Nera delle Grigne”)
Venerdì 21 febbraio 2020, come ogni normale venerdì, ci ritrovammo in sede per la nostra riunione settimanale. Parlammo delle attività che avevamo in programma: la sfilata di Carnevale dell’imminente domenica, la ricerca di un ristorante nella zona di Ravenna dove sostare tornando dall’Adunata di Rimini. Riportai le notizie avute la sera prima alla riunione dei Gruppi della Bassa Brianza a Brivio: il Raduno del 2° Raggruppamento di ottobre a Lecco, il campo scuola, le candidature per l’Assemblea sezionale. Di sfuggita, discutemmo noncuranti anche della notizia del giorno: un uomo di Codogno era risultato positivo al coronavirus che imperversava in Cina da un paio di mesi e che si era diffuso in Corea del Sud, in Giappone, in Iran e ora anche in Europa.
Non lo sapevamo quella sera che gli eventi sarebbero precipitati, che quella sarebbe stata l’ultima sera di riunione, che non ci sarebbero stati né l’Adunata di Rimini né il Raduno di Lecco né il campo scuola, né l’Assemblea dei delegati, né il concerto di Pasqua e neppure il raduno al Cazzaniga-Merlini. Non lo sapevamo quella sera che ci avrebbero imposto la quarantena rinchiudendoci per quasi due mesi nelle nostre case e che proprio la nostra regione sarebbe stata la più colpita con un’infinità di lutti che, soprattutto nelle province di Bergamo e Brescia si sono portati via un’intera generazione.
Il primo segnale fu l’improvvisa cancellazione della sfilata di Carnevale, arrivata in fretta e furia la domenica mattina verso le 11, a tre ore dall’evento. Poi via mail l’ordine sezionale di sospendere ogni attività e di chiudere la sede. A noi Alpini restare con le mani in mani non riesce naturale: sapete dunque tutti molto bene come ci siamo sentiti in quel frangente. Tanto per cominciare, senza che nessuno ce lo chiedesse, abbiamo esposto il Tricolore sui nostri balconi, giusto per far capire. Poi, visto che la sede era chiusa, ne abbiamo trovata un’altra grazie alla tecnologia: ci siamo semplicemente spostati sul gruppo Whatsapp per esprimere le nostre idee e i nostri sentimenti, per coordinarci, per organizzarci, per informarci, anche solamente per sentirci meno soli nelle confortevoli celle delle nostre case. Il 31 marzo la bandiera della sede era a mezz’asta e a mezzogiorno ognuno ha partecipato al minuto di silenzio in memoria delle vittime del Covid-19 indossando il cappello alpino: chi da casa, chi sul luogo di lavoro. Non c’era nessuno a vederci, ma non era un’esibizione: bastava che lo sapesse il nostro cuore.
È stato un attimo passare dallo sgomento all’azione: il problema principale in quelle prime settimane erano le mascherine: abbiamo collaborato con il Comune – tramite la Protezione Civile congiunta con Robbiate – per l’approvvigionamento e la distribuzione; e abbiamo prontamente aderito all’iniziativa di raccolta fondi della Sezione di Lecco (per inciso, vorrei ringraziare anche a nome del Gruppo il presidente Marco Magni per non averci mai fatto mancare la sua presenza e le sue parole di incoraggiamento). Ci ha poi fatto piacere per quella Pasqua di astinenza il dono di una colomba per socio da parte della Bauli: una ventina sono state regalate alla Caritas locale, le rimanenti distribuite ai soci. Certo, è stata piuttosto triste la striminzita cerimonia del 25 aprile davanti ai monumenti: sindaco, capogruppo, alzabandiera, trombettiere e fotografo. L’abbiamo vissuta come un dazio da pagare al promesso ritorno a una quasi normalità a partire dal 4 maggio. Con l’avvio di quella che è stata definita “Fase 2” e l’allentamento della stretta, si sono però posti altri problemi. Dapprima il servizio di gestione degli ingressi al mercato del giovedì: non facile trovare quattro elementi da alternare a guardia dei due tronconi di bancarelle, considerando quelli arruolabili per età e per libertà da impegni lavorativi. Poi, il ritorno delle messe in parrocchia: più facile qui, essendo sabato e domenica, avere gli otto da mandare due per messa a istradare i fedeli alla porta della chiesa per i successivi “riti” di sanificazione delle mani e collocazione al proprio posto. Un altro socio si è impegnato per coprire un turno alla Messa delle mattine feriali a Santa Marta.
Il 29 giugno abbiamo potuto riaprire la sede, dopo averla opportunamente sanificata, ed è stato come tornare finalmente a casa, ritrovando la convivialità, seppure bardata con le mascherine e profumata di gel antibatterico. Ne abbiamo approfittato per pianificare tutti i lavori fino ad allora rinviati: il taglio del prato alla sede e al Monumento agli Alpini, la riverniciatura della porta della Chiesina, la sostituzione delle bandiere ormai logore. E non ci siamo fatti neppure mancare un servizio per spostare i vecchi banchi alla scuola primaria, già in settembre.
Certo, ci è dolorosamente mancata l’Adunata nazionale di Rimini, ma siamo i primi noi Alpini a dire che è stato giusto così, che nemmeno a ottobre si poteva andarci in sicurezza: l’Adunata di quest’anno è stata fatta all’Ospedale da campo allestito alla Fiera di Bergamo, nei paesi dove gli Alpini hanno consegnato la spesa, i medicinali e i dispositivi di protezione individuale a chi non poteva muoversi da casa, negli ospedali dove le penne nere si sono adoperate per i degenti e per il personale medico e infermieristico e per l’acquisto di materiale necessario a combattere il Covid-19. Questa è stata la nostra Adunata del 2020 e la fierezza e l’orgoglio superano il rammarico e il rimpianto di non aver sfilato a Rimini. Lo faremo forse nel 2021 o nel 2022 o nel 2023… con la tenacia tipica di chi ha scritto sul Doss Trento “Per gli Alpini non esiste l’impossibile”, omaggiando chi ha lavorato e ricordando chi non c’è più...
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