lunedì 25 aprile 2016

La celebrazione del 25 aprile

 

Una bella giornata di sole spazzata da un vento fresco ha accolto il corteo del 25 aprile, snodatosi da Piazza della Vittoria alla Chiesina degli Alpini attraversando il centro storico. La Messa, celebrata dal responsabile della comunità pastorale, don Antonio Caldirola, ha ricordato il sacrificio dei caduti per la Liberazione. “Questa non è una festa rivolta al passato, ma a quello che stiamo vivendo oggi” ha sottolineato il parroco: “Anche oggi c'è chi, come la grande finanza, costruisce idoli, come il denaro. Sarebbe importante che i ragazzi conoscessero i valori per i quali  ricordiamo oggi ha perso la vita”. Gli Alpini hanno letto la “Preghiera del ribelle” di Teresio Olivelli e hanno intonato “Signore delle cime” in chiusura della funzione religiosa.

La cerimonia, accompagnata dal Corpo Bandistico di Robbiate, è proseguita con la deposizione di fiori al monumento degli Alpini e ai cippi dedicati ai Caduti nel cimitero e di una corona d’alloro al vicino monumento ai Caduti. Qui tre studenti padernesi hanno letto le loro riflessioni sul significato del 25 aprile per le nuove generazioni.

Un generoso rinfresco presso Cascina Maria ha concluso la manifestazione.

 

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PREGHIERA DEL RIBELLE

Signore,
che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce,
segno di contraddizione,
che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito
contro le perfidie e gli interessi dei dominanti,
la sordità inerte della massa,
a noi, oppressi da un giogo numeroso e crudele
che in noi e prima di noi ha calpestato Te,
fonte di libere vite,
dà la forza della ribellione.
Dio che sei Verità e LIbertà, facci liberi e intensi:
alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà,
moltiplica le nostre forze,
vestici della Tua armatura.
Noi Ti preghiamo, Signore.
Tu che fosti respinto, vituperato,
tradito, perseguitato, crocefisso,
nell'ora delle tenebre ci sostenti la Tua vittoria:
sii nell'indigenza viatico, nel pericolo sostegno,
conforto nell'amarezza.
Quanto più s'addensa e incupisce l'avversario,
facci limpidi e diritti.
Nella tortura serra le nostre labbra.
Spezzaci, non lasciarci piegare.
Se cadremo fa' che il nostro sangue si unisca
al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti
a crescere al mondo giustizia e carità.
Tu che dicesti: "Io sono la resurrezione e la vita"
rendi nel dolore all'Italia una vita
generosa e severa.
Liberaci dalla tentazione degli affetti:
veglia Tu sulle nostre famiglie.
Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città,
dal fondo delle prigioni,
noi Ti preghiamo:
sia in noi la pace che Tu solo sai dare.
Dio della pace e degli eserciti,
Signore che porti la spada e la gioia,
ascolta la preghiera di noi
ribelli per amore[19].

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