sabato 11 ottobre 2014

La storia narrata dai protagonisti – VII edizione

 

È andata in scena ieri sera nel salone dell’Oratorio di Paderno d’Adda la settima edizione della “Storia narrata dai protagonisti”: la giornalista Barbara Garavaglia ha presentato il suo libro “Malato d’infinito – Don Gnocchi e le virtù”, edito da Centro Ambrosiano.

Nell’atmosfera soffusa della sala, dove ancora aleggiavano le immagini evocate dal Coro ANA dell’Adda, che ha eseguito in apertura “L’ultima notte” risaltava la “Deposizione del Cristo ad opera degli alpini”, il grande pannello ligneo di Alessandro Nastasio che orna una parete della Chiesina di Santa Elisabetta o degli Alpini, posta per l’occasione al centro del palco.

Ed era chiara la simbologia, suggerita anche dal testo di Barbara Garavaglia: “Perché don Carlo cerca con ostinazione «le vestigia del Cristo sulla terra, con avida, insistente speranza». Don Carlo le cerca, e dinnanzi allo spettacolo atroce dei soldati che periscono nella campagna di Russia si lascia sfuggire una frase rivelatrice: «Guarda che fine fanno questi ragazzi» Vedere il volto sfigurato dell'uomo mette a dura prova. Ma don Carlo è sorretto dalla fede, anche nei momenti più incerti, estremi, terribili. La piccola teca metallica sotto la divisa contiene l'eucarestia. Il cappellano degli alpini la tocca, per avere un po' più di coraggio per sé e per i suoi soldati, perché in quel paesaggio di annichilimento, la fede in Gesù è l'autentica compagna: «Così vai — scrive — e non sai bene se sia Egli che ti porta o tu che porti Lui»”.

Così Barbara Garavaglia, Cesare Lavizzari, Luca Ripamonti e Marco Magni hanno raccontato le virtù del beato Don Carlo Gnocchi: da sacerdote di oratorio a educatore del Gonzaga, da cappellano militare a consolatore delle madri dei Caduti, da infaticabile promotore della sua “baracca”, la Fondazione Don Gnocchi, come apostolo dei mutilatini a precursore della donazione di organi. Un esempio di vita cristiana hanno sottolineato i relatori, un fulgido esempio che dovremmo sforzarci di seguire, come ha concluso il presidente sezionale Marco Magni.

 

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