lunedì 3 settembre 2012

Ciao, Nelson

 

da www.ana.it:

Un grande alpino, un amico, se n’è andato. Nelson Cenci è morto questa mattina, aveva 93 anni. Era nato a Rimini il 21 febbraio 1919. Partecipò giovanissimo alla guerra in Montenegro con la “Julia” e nel 1942 in Russia con la Tridentina come comandante di plotone della 55ª compagnia “Vestone”, dove venne gravemente ferito e si guadagnò sul campo una Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Al termine della guerra riprese gli studi, si laureò in Medicina e Chirurgia specializzandosi in otorinolaringoiatria. Ricoprì incarichi come primario ospedaliero, docente all’Università di Varese, curando svariate pubblicazioni scientifiche.

Scrittore e poeta, ha pubblicato molti libri sulla sua esperienza in guerra e sulla naja alpina. L’amore per il cappello alpino lo ha portato nel cuore per tutta la vita, quando poteva era sempre con le penne nere, alle Adunate nazionali alle quali non mancava mai, agli incontri con le scuole dove i più giovani ascoltavano rapiti i suoi racconti.

Accoglieva tutti con il sorriso e parlava con semplicità e schiettezza. In un’intervista recente aveva detto: “Spesso mi soffermo a guardare la natura che ci circonda, e al suo cospetto penso che gli uomini siano una presenza effimera. La vita in fondo è così breve. Quando uno scompare, dopo poco nessuno più lo ricorda. Questo mi porta molta malinconia. A volte penso che – dei miei colleghi all’ospedale – sono l’unico rimasto. (…) Chi è che ci ricorda? Chi ricorda il passato, adesso?”.

 

575382_396281643737501_247119227_n

Il Gruppo di Paderno d’Adda, che lo ha avuto ospite più volte in occasione della “Storia narrata dai protagonisti” esprime il suo cordoglio. Ora Nelson, nel Paradiso di Cantore, ritroverà i mai dimenticati “fratelli” rimasti sui campi della Russia, cui ha dedicato più di una poesia.

 

FRATELLI MIEI

Scendeste, Fratelli, dalle Vostre
montagne di verità e di ghiaccio,
dai boschi, dalle riarse pietraie,
dai Vostri azzurri cieli lontani.
Ma ora un manto di neve copre
il Vostro sonno
e persi si sono gli sterminati
orizzonti di sole.
Ora il vento della steppa
accompagna il Vostro viaggio
e dimenticate voci si alzano
dal soffice silenzio della notte.

O tu Padre che chino ascoltasti
la flebile voce dei moribondi,
che confortasti la loro solitudine
hai udito
questo addolorato suono di campana
che segna la sera?

Destatevi Fratelli e torni la vita
su queste abbandonate croci.
Anche se i giovani sogni
si sono perduti
io Vi cercherò, soldati ignoti:
Vi cercherò nella polvere del tempo,
nei detriti del passato,
nelle dimenticate storie
e racconterò alla notte
la mia tristezza senza più lacrime.

NELSON CENCI, “Quando scende la sera”

Nessun commento: