Cari Alpini,
a centosei anni dalla fine del Primo
Conflitto Mondiale, ci ritroviamo ancora,
convinti e coesi, davanti ai
Monumenti che ricordano i nostri
Caduti e la nostra storia, celebrando così,
ovunque ci sia un Gruppo Alpini, la ricorrenza del IV Novembre.
È doloroso
constatare che, nonostante le speranze che avevamo espresso un anno fa, le
gravissime tensioni internazionali non accennino a diminuire: la pace mondiale
è sempre più a rischio, ma proprio
per questo l’appuntamento di questa serra si carica, se possibile, ancor più di
significati.
In primo luogo perché il IV Novembre è la Giornata delle Forze armate e dell’Unità
nazionale, giornata in cui ribadiamo con
determinazione il nostro attaccamento ai valori di spirito
di sacrificio, servizio, solidarietà e, soprattutto, amore per la pace che hanno fatto e
fanno grande la nostra Associazione.
Il tempo scorie
veloce e sembra ieri che abbiamo festeggiato
traguardi come il 150º di fondazione del Corpo degli Alpini e il secolo di vita
dell'Ana; abbiamo anche affrontato gravissime
difficoltà, come la pandemia di Covid 19, che tanti
nostri vèci ha portato avanti, ma che abbiamo combattuto insieme ai nostri fratelli in divisa,
rispondendo come sempre “presente”. E da pochi giorni abbiamo anche ricordato
il 61º anniversario della
apocalittica tragedia del Vajont in cui furono centinaia di ventenni
alpini di leva i primi
ad accorrere.
Ma la
storia
continua a presentarci ogni giorno accadimenti che
contrastano con
le logiche
di
umanità
che ispirerebbero
alla convivenza fraterna
e
civile.
Perciò noi possiamo e, soprattutto, dobbiamo
mantenere vivo il nostro impegno nella comunità, sulle tracce lasciate dai
nostri padri, tenendo vivo il ricordo di quanti sono Caduti per offrire alle generazioni successive un futuro
migliore; così, anche noi non demordiamo
e non demorderemo nel trasmettere ai giovani i valori che reggono
il nostro operare.
Viva l'Italia
e viva gli Alpini,
Il presidente Nazionale
Sebastiano Favero