«Che quest'uomo abbia avuto una divisa e un numero sul cappello non ha molta importanza. Il fatto importante è accaduto molto prima.
È accaduto quando egli ha cominciato a muovere i primi passi in una casa della montagna e a capire che la vita è difficile anche se c'è il sole. Quando ha imparato dall'esempio di suo padre, di sua madre e della sua gente che cosa vuol dire il sacrificio, il coraggio, ma anche la bellezza di vivere. Quando ha sentito che Dio esiste: molto lontano, e insieme molto vicino ad ognuno di noi, e ci guarda con gli occhi dei nostri fratelli. Allora è nato l'Alpino, quest'uomo che fa ogni cosa sul serio e che rispetta soltanto chi fa le cose altrettanto sul serio.
Questo tipo d'uomo che un giorno va anche a fare la guerra, ed è diverso da ogni altro soldato del mondo appunto perché è abituato fino da quando era bambino a combattere contro nemici ben più terribili di quelli di cui si parla nei bollettini militari: nemici come la montagna, la paura, lo smarrimento, il sonno, la fame.
Allora si comincia a capire il mistero di questa leggenda. A capire perché l'Alpino canta e sembra felice quando è triste, canta e sembra triste quando è felice. Perché è testardo e ribelle come il mulo, eppure se il suo ufficiale va avanti, anche lui va avanti e se poi c'è da morire, pazienza.
Perché, soprattutto, l'Alpino detesta la guerra eppure ha scritto le pagine piú gloriose di tutte le guerre».
da L'Epopea degli Alpini di Giuseppe Grazzini, Mondadori, 1968
Nessun commento:
Posta un commento