sabato 28 aprile 2012

Tre grandi Reduci a Paderno d’Adda

 

Ancora una volta “La storia narrata dai protagonisti”, svoltasi venerdì 27 aprile, ha saputo offrire emozioni a quanti hanno gremito il Salone dell’Oratorio di Paderno d’Adda per la quinta edizione della manifestazione. E non poteva essere altrimenti, visti i nomi dei relatori: tre grandi Reduci, tutti decorati con medaglia d’argento o di bronzo al valore militare, un Consigliere Nazionale, l’ex direttore dell’Alpino, il coordinatore del progetto DNA Alpino, il presidente sezionale. A intervallare gli interventi le voci del Coro Stelutis di Brivio, facente parte dell’A.N.A. di Lecco.

Tre Reduci, dunque, che non è facile vedere tutti insieme di questi tempi, a caratterizzare la straordinarietà di questo evento:

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Nelson Cenci, 93 anni, il “tenente Cenci” di Mario Rigoni Stern, ha puntato l’attenzione sulla necessità di ricordare, di non lasciare andare smarriti i dolorosi ricordi di quanti tornarono dalla guerra e si sono trovati a vivere anche per coloro che rimasero là, in Russia, in, Jugoslavia, in Grecia, in Albania.

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Carlo Vicentini, cui la serata era dedicata, è giunto appositamente da Roma per parlare di Noi soli vivi, il libro nel quale ha raccontato della terribile prigionia in mano sovietica dal 1943 al 1946. Con una verve inattesa in un uomo di quasi 95 anni, ha saputo avvincere l’uditorio narrando di quei fatti così lontani, ma da non dimenticare, come scrisse anche nell’opera: “Questo piccolo patrimonio di esperienze, che fu vissuto da migliaia di italiani ma che purtroppo può essere raccontato solo da pochissimi non vorrei che andasse perduto”. Così ha detto di quei viaggi di trasferimento estenuanti da un campo all’altro, della crudeltà dei soldati russi, degli allucinanti spostamenti in treno, stipati come sardine, del pane di miglio malcotto che con poche aringhe era la razione base, quando c’era, di come sono morti i suoi alpini.

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Il generale Luigi Morena, anch’egli prossimo ai 95 anni, ha parlato anche della guerra di Liberazione e della battaglia di Monte Marrone, combattuta dagli alpini nel nuovo esercito monarchico, fondamentale per l’avanzata degli Alleati. Ha poi chiuso la serata recitando una Preghiera dell’Alpino da brividi.

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Con loro un pezzo importante dell’Associazione Nazionale Alpini, l’amico Cesare Lavizzari, presente a tutte le serate della “Storia narrata dai protagonisti”: ha rimarcato l’importanza della memoria, l’inutilità delle divisioni e l’inconcepibile ostracismo con cui i Reduci fin quasi agli Anni ‘70 dovettero fare i conti. Per opportunismo politico non si poteva parlare di loro, del fatto che in un paese come l’Unione Sovietica i prigionieri venissero trattati in modo così disumano – soltanto il 14 % di essi tornò a casa.

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Anche il generale Cesare Di Dato, che è stato direttore del mensile L’Alpino, ha insistito sulla disumanità dello stalinismo, tanto che gli ultimi 28 prigionieri italiani in Russia furono rilasciati soltanto nel 1954, alla morte del tiranno.

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Aldo Maero, redattore del periodico della sezione di Como Baradèll, ha focalizzato l’attenzione sulla grandezza di tre personaggi di tale calibro e sul fatto che sarebbe importante fare propri i loro valori. Ha voluto anche ricordare un divertente aneddoto su Vicentini, che in occasione del 90° della Sezione di Como, svoltosi sotto una pioggia battente, avrebbe preferito sfilare con gli alpini piuttosto che sulla camionetta dei reduci, al riparo.

Il nostro presidente sezionale, Luca Ripamonti, si è detto fiero di ospitare Vicentini, Cenci e Morena: un “regalo” che impreziosisce il 90° anniversario della Sezione di Lecco, ancora in corso. Un evento che tiene viva la memoria di coloro che – sono parole di Carlo Vicentini - «chiusero malamente la loro giovinezza in una terra e per una causa che non era la loro».

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FOTOGRAFIE © DANIELE RIVA

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