mercoledì 12 maggio 2010

L’emozione di Bergamo 2010

 
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C’è voluta più di un’ora per compiere il lungo percorso della sfilata per le vie di Bergamo in occasione della 83a Adunata Nazionale degli Alpini. Con senso dell’ospitalità, il cielo orobico ha consentito a chi veniva da lontano di sfilare sotto il sole, inondando solo emiliani e lombardi con una pioggia dapprima fine, poi più sostenuta.

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I quattro chilometri della sfilata sono stati  un’ora vissuta come un incessante brivido, una pelle d’oca continua e indescrivibile, una lunga emozione. Sfilare tra due ali di folla che inneggia e canta insieme a te nonostante la pioggia è un evento davvero impagabile.
Al termine di Via Angelo Maj, dove la sfilata entrava nel suo clou imboccando il lungo Viale Papa Giovanni XXIII, Bergamo mostrava i suoi impareggiabili effetti speciali: sullo sfondo Città Alta con le Mura venete pavesate di tricolori e Porta Sant'Alessandro illuminata di bianco, rosso e verde, più indietro le colonne di Porta Nuova rivestite con i colori della bandiera, ma soprattutto la gente ammassata sulle tribune con impermeabili, giacche antipioggia e ombrelli. È lì che l’emozione ha raggiunto il suo picco: era ormai scesa la sera. E la pioggia, la maledetta pioggia che da tre ore ci inzuppava, ha aggiunto un tocco di magia con i riflessi delle luci sull’asfalto, e un pizzico di eroismo per quanti hanno sfidato gli elementi per rendere omaggio a ciò che il Corpo rappresenta: la memoria storica, la solidarietà, il volontariato. “E gli Alpini dissero: donare vuol dire amare” recitava uno striscione. La gente sugli spalti lo sapeva, e lo sapevano quelli sulle tribune, i politici regionali che molto devono alle penne nere soprattutto in fatto di protezione civile. Faceva un certo effetto vederli ritmare con le mani il nostro passo, le nostre canzoni, con un’allegria che contrastava con quel cielo grigio.

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